Perché medicina e territorio

Oggi il territorio, a parole, é al centro dell'attenzione dei politici e degli amministratori del Servizio Sanitario Nazionale. La medicina generale, da sempre alla prese con le criticitá del "territorio", dovrebbe essere il fulcro di tutto. Questo blog , perciò, vuole porsi come luogo di stimolo, di controllo, di esposizione dei fatti e di opinioni di parte (la medicina generale). Vuole interagire con quanti, interessati da questa "riforma" , vogliono condividere le proprie aspettative ,le proprie ansie , le proposte ,le denunce e non sono disposti ad essere considerati come semplici pedine. PARTECIPA SU FACEBOOCK (https://it-it.facebook.com/ ); ISCRIVITI AL GRUPPO " MEDICINA DEL TERRITORIO" SEGUI SU TWITTER : @Med_Territorio

venerdì 30 marzo 2012

Antonio Merola : riflessioni sul riordino delle cure primarie e territorio

Riceviamo e pubblichiamo, con piacere, le seguenti riflessioni del collega Antonio Merola, responsabile della Continuità Assistenziale della Provincia di Caserta che sono condivisibili e gettano le basi per una discussione serena e al passo con le necessità dei tempi, nel segno del pragmatismo,senza lasciare spazio ad inutili posizioni vecchie e retoriche. 
Pasquale Orlando


Di seguito le riflessioni:



E’ di ieri la notizia (http://milano.notizie.it/emergenza-guardia-medica/)  che dopo il bando della Regione Lombardia per l’assegnazione del monte ore, servono almeno altri 300 medici “di continuità assistenziale”, oltre i 70 che si sono resi disponibili. Risibile il commento del Responsabile Cure Primarie dell’ASL milanese, per il quale “sono pienamente operativi, sino alle 24, tre laboratori ed è bene sapere che ci si rivolge alla guardia medica solo in sostituzione del proprio medico e non per prestazioni che sono, più adeguatamente, assicurate nei Pronto Soccorsi cittadini …”, poi si dice che si intasano i Pronto Soccorsi …
Proprio oggi, su “l’Espresso”, il Presidente della “Commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale”, sen. Ignazio Marino, scrive che “la medicina d’urgenza assorbe metà dei fondi della sanità. Ma troppo spesso viene utilizzata anche per lievi malori. E’ urgente invece organizzare una rete di ambulatori di base per gli interventi minori”.
Come già sottolineato da un precedente studio del nostro Segretario Organizzativo Nazionale SNAMI, dr. Orlando, e come citato nello steso articolo dal sen. Marino, è necessario superare il sistema “Beveridge”: la Gran Bretagna già nel 1942 aveva immaginato un servizio sanitario nazionale accessibile a tutti, appunto il sistema di sir Wiliam Beveridge, basato sulla fiscalità generale (cfr. “il futuro del welfare sanitario”, Pellissero-Scuderi, IBL libri, Dic. 2011). Tale sistema fu adottato anche in Italia con la Legge istitutiva del SSN (833 del 1978). Dopo più di 30 anni, proprio dall’Inghilterra arriva il de profundis di tale sistema, attualmente infatti il sistema “Beveridge”  essendo legato alla fiscalità generale, risente profondamente dell’attuale crisi economica, diventando insostenibile dal punto di vista delle risorse.
I sudditi di Elisabetta hanno approvato da poco una riforma (come ci riferì in anteprima il nostro Presidente Regionale SNAMI, dr. Giorgio Massara) in cui la medicina territoriale diventa centrale rispetto all’ospedale, anzi, le ASL e le competenze regionali verrebbero abolite per ridurre l’invadenza della politica.
Insomma, è in atto una rivoluzione copernicana che parte, neanche a farlo apposta, proprio dal Paese che gettò le basi dei moderni sistemi sanitari nazionali occidentali, partendo dal principio che la sanità non può essere più “ospedale centrica” (mi si perdoni il brutto neologismo), troppo costosa, ma che si organizzi in forma capillare ed efficiente in una medicina territoriale moderna, nella quale il medico di Famiglia, e la continuità assistenziale, abbiano un ruolo di primo piano.
Perché a Milano, ed un po’ in tutto il Centro-Nord, la Medicina Generale (Assistenza Primaria e Continuità assistenziale) non riscuote l’interesse delle nuove generazioni di Colleghi? Perché vanno deserte le zone carenti? Si immagina, a ragione veduta, che tale crisi possa interessare, se non oggi, nell’immediato futuro, anche le nostre Regioni meridionali.
Ebbene, va ripensato alla radice il nostro welfare sanitario: bisogna rendere interessante e gratificante l’attività di Medicina generale alle nuove generazioni di Colleghi, immaginando un sistema che dia all’ospedale l’onere della diagnosi e cura delle acuzie non differibili, e al territorio l’onere della diagnosi, cura ed assistenza globale della cronicità e degli interventi minori, senza intermediazioni, senza la politica e laccioli burocratici (Asl e Regioni).
Il nostro Sindacato è impegnato in una grande discussione, a tratti anche tesa, ma certamente molto passionale, per esporre un progetto analitico, efficiente e, soprattutto, gratificante sia per il personale sanitario che per il cittadino-ammalato. Non possiamo stare più fermi, non possiamo sempre guardarci l’ombelico, siamo in un’epoca di grandi trasformazioni che richiedono impegno e costanza per non lasciarsi trovare impreparati di fronte alle nuove sfide che interessano la Professione medica ed il concetto stesso di fare Sindacato: bisogna governare il cambiamento ed essere pronti a ridiscutere alla radice le ischeletrite certezze e l’indifendibile status quo.
Antonio Merola

S. Maria C.V., 30/03/2012       




                                                Antonio Merola 
                                     
                                                                                                                                            

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