18 SET - Garantire l'assistenza territoriale 24 ore al giono per 7 giorni alla settimana è un obiettivo non "realistico" e non "fattibile". La pensa così l'85% dei medici intervistati nell'ambito di un'indagine realizzata da Health Monitor CompuGroup Medical, un'iniziativa di CompuGroup Italia in sinergia con Il Sole-24 Ore Sanità, e riferita alle disposizioni per il riordino delle cure primarie previste dal decreto legge Balduzzi all'esame del Parlamento.
A rincarare la dose arriva un altro 79% dei 2.010 medici intervistati (1.591 medici di medicina generale e 419 pediatri di libera scelta) che è convinto che la sanità sul territorio non sia in grado di assorbire la mancanza di posti letto ospedalieri causata dalla spending review.
Scetticismo anche per quanto riguarda le aggregazioni monoprofessionali e la figura del referente-coordinatore, mentre per quanto riguarda le forme organizzative multi professionali esse sono giudicate positivamente perché rappresentano uno strumento per integrare le varie professionalità presenti sul territorio.
Dubbi anche sul ruolo unico. Solo il 38% degli intervistati dice di apprezzarlo, mentre il 42% lo boccia. Per quanto riguarda il distretto, se il 46% lo ritiene il luogo ideale di riferimento, c’è anche un buon 40% che non la pensa così.
Per quanto riguarda invece il passaggio alla dipendenza dei medici del 118, lo ritiene obbligatorio il 39% degli intervistati. Non avvertita come necessità anche la ristrutturazione del compenso, per il 47% distinguere tra remunerazione dell'attività e i fattori di produzione non migliorerebbe il servizio.
Ma allora cosa bisognerebbe fare per migliorare l’assistenza sul territorio? Per gli intervistati servirebbe aumentare il personale (infermieri e collaboratori di studio), potenziare la diagnostica di base negli ambulatori e rivedere il sistema di formazione. Ma se dal sondaggio emergono divergenze e dubbi su dio un aspetto i medici intervistati sembrano essere unanimi: il tavolo delle convenzioni va riaperto immediatamente
Commento :
Questo sondaggio mette in risalto il distacco che esiste fra i vertici di alcuni sindacati e la loro base, anche se sono sindacati maggioritari.
La segreteria
A rincarare la dose arriva un altro 79% dei 2.010 medici intervistati (1.591 medici di medicina generale e 419 pediatri di libera scelta) che è convinto che la sanità sul territorio non sia in grado di assorbire la mancanza di posti letto ospedalieri causata dalla spending review.
Scetticismo anche per quanto riguarda le aggregazioni monoprofessionali e la figura del referente-coordinatore, mentre per quanto riguarda le forme organizzative multi professionali esse sono giudicate positivamente perché rappresentano uno strumento per integrare le varie professionalità presenti sul territorio.
Dubbi anche sul ruolo unico. Solo il 38% degli intervistati dice di apprezzarlo, mentre il 42% lo boccia. Per quanto riguarda il distretto, se il 46% lo ritiene il luogo ideale di riferimento, c’è anche un buon 40% che non la pensa così.
Per quanto riguarda invece il passaggio alla dipendenza dei medici del 118, lo ritiene obbligatorio il 39% degli intervistati. Non avvertita come necessità anche la ristrutturazione del compenso, per il 47% distinguere tra remunerazione dell'attività e i fattori di produzione non migliorerebbe il servizio.
Ma allora cosa bisognerebbe fare per migliorare l’assistenza sul territorio? Per gli intervistati servirebbe aumentare il personale (infermieri e collaboratori di studio), potenziare la diagnostica di base negli ambulatori e rivedere il sistema di formazione. Ma se dal sondaggio emergono divergenze e dubbi su dio un aspetto i medici intervistati sembrano essere unanimi: il tavolo delle convenzioni va riaperto immediatamente
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Questo sondaggio mette in risalto il distacco che esiste fra i vertici di alcuni sindacati e la loro base, anche se sono sindacati maggioritari.
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